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Immagine del redattoreAlessandro Masulli

Alfonso Aliperta alias malacciso: capostimato brigante sommese

Negli anni postunitari dell’Italia nei paesi vesuviani due bande si erano rese famose, quella di Antonio Cozzolino (1), detto Pilone, che operava tra Boscotrecase, Terzigno, Torre Annunziata e Ottaviano e quella del telaiuolo e proprietario Vincenzo Barone (2), che esercitava la sua azione criminale e violenta nei paesi di Sant’Anastasia, Somma, Pollena, Ponticelli, San Giorgio a Cremano e Portici. A Somma sotto la bandiera di Vincenzo Barone vi era Alfonso Aliperta , alias Malacciso. Ancora oggi in paese questo soprannome, già presente alla fine del Settecento, identifica un ceppo della famiglia Aliperta.

Alfonso nacque a Somma il 30 agosto 1831 in strada Dogana dal contadino Lorenzo e dalla filatrice Maddalena Feola e fu battezzato il giorno seguente nella Parrocchia di Santa Croce. Nessuno avrebbe mai pensato che un giorno quel pargoletto sarebbe diventato uno stimato capobrigante. Famiglia numerosa la sua. Sull’atto di morte dell’anno 1862, conservato nell’ Archivio Storico Cittadino, si legge che Alfonso Aliperta, celibe di anni ventitrè, era di professione un soldato sbandato e ciò presuppone un suo arruolamento alla giovane età nell’esercito borbonico. Nei verbali della Gran Corte Criminale di Napoli del 1861 Aliperta fu accusato di organizzazione armata, ribellione e mancato omicidio nei confronti di tre carabinieri di Somma, che si erano recati al pagliaio di suo padre Lorenzo per esortarlo a far arrendere il figlio che si dava alla fuga per le campagne circostanti. L’azione vide coinvolti altri due briganti sommesi: Giuseppe Maiello e Gennaro De Falco.

Alfonso Aliperta si macchiò anche del delitto dell’amico d’avventura Giovannangelo Sodano corecontento, reo quest’ultimo di aver assassinato il tenente del 7° Reggimento Bersaglieri Carlo Ventura senza il suo consenso. Aliperta agì con la complicità di Luigi Miranda, un altro militante della banda Barone. Altre cronache del tempo riferiscono che il malacciso sequestrò, per chiedere il riscatto, il giovane Michelangelo Raja, di 17 anni; tale operazione, però, fece si che numerosi briganti del posto si consegnarono ai carabinieri. A fine febbraio del 1862 Aliperta tentò di contrattare la resa con il Comando dei Bersaglieri, dopo che il Sindaco di Somma Michele Pellegrino aveva fatto arrestare il padre Lorenzo e il fratello minore Giovanni, accusandoli di tramare con un comitato borbonico di Napoli, affinché al Malacciso fosse procurato un passaporto. Alfonso, per consegnarsi, pretese, prima di tutto, di essere esonerato dal servizio militare; ma il Comando dei Bersaglieri dichiarò che quella richiesta non sarebbe stata mai accolta. Il 11 giugno 1862 all’una di notte nella strada detta Masseria San Giorgio (3) di Somma il milite sommese Sabato di Palma, alias scansone, devoto della patria contro il brigantaggio, in uno scontro a fuoco con Alfonso Aliperta, fu più veloce. Furono quegli spari a mettere fine alla vicenda terrena del leggendario brigante sommese.

1- Antonio Cozzolino Pilone venne tradito dai camorristi di San Giuseppe e di Boscoreale, e, il 14 ottobre 1870, un boschese, di cui lui si fidava, lo portò sotto i pugnali dei questurini napoletani che lo aspettavano poco lontano dal Museo, nel tratto di strada tra l’Albergo dei Poveri e l’Orto botanico.

2- Vincenzo Barone venne ucciso, la sera del 27 agosto 1861, dai piemontesi del 6° reggimento, guidati da due capitani liguri e dal tenente Gaetano Negri, che poi sarebbe diventato sindaco di Milano, e senatore. Ma a rivelare ai piemontesi che il brigante stava nascosto nella casa di “Palamolla” furono Saverio Ardolino, Antonio De Luca e Vincenzo Miranda, tutti cittadini di Sant’Anastasia.

3- La masseria S. Giorgio risale al tempo degli Angioini, non era di proprietà dei Capece - Galeota, ma dei Perlingieri di Solopaca, Banca Sannitica, ultimi eredi imparentati con altri nobili. Masseria Cassante e altri terreni ricadevano nei feudi dei Capece - Galeota, poi tutti comprati dal possidente Carmine Mocerino.


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1 Comment


Francesco Auriemma
Oct 14, 2020

Erano quelli che la storia dei Savoia considera briganti vesuviani veri briganti o patrioti & guerriglieri borbonici che non riconoscevano le nuove autoritaa del Regno d`Italia?

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