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Immagine del redattoreAlessandro Masulli

I DE FELICE DI SOMMA: LE ANTICHE PROPRIETÀ

Aggiornamento: 26 ago 2021





Pianta di Luigi Marchese del 1800 (Museo di Capua)



G.B. Di Crollalanza, nel suo Dizionario storico – blasonico delle famiglie nobili e notabili italiane estinte e fiorenti , Pisa, 1886 - Ristampa a cura di Arnaldo Forni Editore, Bologna, Aprile 1998, 396, scrive:

Felice (de) di Napoli Originaria di Amalfi, ove si disse anticamente Fenice, ed ascritta a quel patriziato, fu colà signora di varie terre col titolo di barone, conte, marchese e duca. In progresso di tempo si divise in molti rami, dei quali uno passò in Piemonte, un altro nell'Abruzzo, un terzo in Napoli, un quarto in Puglia ed un quinto in Francia. Il ramo di Napoli, dopo la famosa peste del 1600 (1656?), fuggì nelle campagne di Somma Vesuviana e vi acquistò immense tenute e il palazzo del Duca di Capracotta (attuale palazzo Alfano a via Casaraia). – Si divise anch'esso in quattro rami, dei quali due restarono nella città di Somma e due tornarono a Napoli, e furono insigniti del titolo di marchese sul cognome. La linea dei De Felice di Napoli venne dichiarata nobile fuori piazza, e come tale riconosciuta dal Corpo della Città nel 1743. Arma: D’azzurro, alla croce patente sannitica d’oro.


Il Barone Augusto Vitolo - Firrao annovera i De Felice di Napoli nell'elenco delle antiche famiglie nobili di Somma ancora presenti nel 1887 in città (La Città di Somma Vesuviana illustrata nelle sue famiglie nobili, Tipi F. Mormile, Napoli, 1887).


Arma: d'azzurro alla fascia d’argento caricata da tre stelle d’oro ordinate e accompagnata in capo dall'uccello mitologico Fenice, posizionato su un monte a tre cime al naturale, che osserva i raggi infuocati del sole nel canton destro e in punta da un leone passante d’oro. Il tutto sormontato da una corona baronale.


L'uccello mitologico Fenice, posizionato sul tricolle, rileva la presenza della nobile famiglia sul territorio vesuviano, precisamente in Somma. Il tricolle, infatti, adoperato da tante famiglie nobili del vesuviano, utilizzato anche nello stemma civico, è l'unione di tre montagne sopra una sola base: quella del Vesuvio, quella di Somma e quella di Ottaviano, come riferisce Nicola Corcia nella sua Storia delle due Sicilie, Vol. II, p. 406. Il sole raggiante è simbolo di eternità, grandezza, nobiltà e magnificenza. Il leone , invece, è simbolo di forza, coraggio e comando. La stessa Fenice, rappresenta il sogno di immortalità e di eterna rinascita che ha accompagnato l’uomo di ogni epoca e di ogni cultura.


L'appassionato storico locale, Domenico Russo, in un suo articolo apparso sulla rivista Summana n° 25, riferisce: ...Il primo indizio della complessità del problema l’abbiamo avuto quando ci è stato riferito che gli attuali Palazzi Calabrese e Perillo in via Casaraia, ovvero quelli dell’ex Pretura, erano stati dei De Felice e che un accenno a questa proprietà è nel Catasto Onciario del 1750 (il Catasto onciario fu completato nel 1744 e reso pubblico il primo gennaio del 1751): a pagina 805T, infatti, in riferimento al napoletano privilegiato D. Gioacchino De Felice, sposato con Donna Elisabetta Cangiano, e ai numerosi figli Angelo, Vincenzo, Giovanni, Nicola, Irene, Caterina, Lucia, Troiana, si attesta: "Possiede un ospizio di case consistente in tre camere e cinque bassi nel luogo detto Casa Raja giusta li beni d'Antonio Raja, e di Don Filippo Firlingieri, diviso in due corpi uniti con tutte comodità per proprio uso a' riserba di due bassi che ne ricava d'affitto annui ducati otto, ..."

Ebbene la proprietà descritta nel catasto borbonico non è quella che si riferisce agli attuali Palazzi Calabrese - Perillo, ma quella vasta parte che attualmente comprende i due noti portoni di Strada Casaraia, di cui uno di questi ora sbuca a via Roma. Guardando, infatti, attentamente la pianta del cartografo Luigi Marchese, si notano le immense proprietà dei discendenti di d. Gioacchino De Felice: d. Nicola e d. Ciro. In strada Casaraia, quindi, di proprietà De Felice nel 1800 ve ne erano due a conferma di Crollalanza.

Solo più tardi, e già nel 1819, le proprietà diventeranno tre in quanto i de Felice passeranno a risiedere nell'attuale palazzo Calabrese, dove si trova lo stemma dipinto sotto la volta del portone (vedi foto sotto). E' facile, probabilmente, che questi possedimenti, confinanti nel 1799 con la proprietà di d. Michele Bottiglieri (attuale Palazzo Perillo), siano pervenuti ai De Felice o dopo una compravendita dagli eredi di Gennaro Raja (parte 303) oppure dopo la divisione della stessa proprietà, essendo la madre di d. Gioacchino De Felice una Raja. A ciò bisogna aggiungere che nel 1858 il dottor in chirurgia Stefano Stanislao Calabrese sposò la nobildonna Filomena Marianna Adelaide De Felice, figlia di d. Antonio e nipote di d. Pasquale De Felice.


Famiglie De Felice presenti nel 1819 a Somma:

- D. Pasquale de Felice (deceduto) sposato con D. Angela Daniele (vidua), i cui figli sono: Aniello (sacerdote), Gabriele, Caterina, Vincenza, Bernardo (sacerdote), Rosa, Antonio (Strada Forno);

- D. Luigi de Felice sposato con D. Teresa Fuortes, i cui figli sono: Raffaele, Clementina, Pasquale, Raimondo, Maria, Vincenzo (Strada Forno);

- D. Andrea de Felice (Legale) sposato con D. Maria Giuseppa d'Amato, i cui figli sono: Isabella, Antonio, Emanuela, Giovanni (diacono), Teresa, Francesco, Ferdinando, Carlo, Raffaella (Strada Casaraia);

- Donna Nicoletta de Felice fu D. Giuseppe abita con il fratello D. Andrea;

- D. Camillo de Felice (Legale - Ispettore di Polizia) sposato con D. Maria Rosa Novelli , i cui figli sono: Margherita, Marianna, Maria Carmela, Gennaro, Maddalena (Strada Casaraia);

- D. Ciro de Felice (deceduto) sposato con la vidua D. Isabella Aliperta (Strada Casaraia).


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