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Immagine del redattoreAlessandro Masulli

La cappella di Santa Maria delle Grazie alle Palmentole

Aggiornamento: 2 lug 2023

Foto di Antonio Angri

La maggior parte delle notizie su quest'antica cappella rurale sono tratte dall'inedito manoscritto dell'avv. Francesco Migliaccio, appassionato studioso locale. Rinvenuto nella biblioteca del dott. Alberto Angrisani, il tomo traccia la storia religiosa del paese dal 1268 fino al 1885 - 1939: una minuziosa ricerca svolta tra gli archivi napoletani, ecclesiastici e locali.

Le considerazioni storiche, a riguardo, si basano su due pagine (38 e 68), dove Migliaccio fa riferimento, dapprima, ad una chiesa di S. Maria delle Grazie delli Figliola nella parrocchia di Santa Croce e, successivamente, alla cappella della Madonna delle Grazie sita alle Palmentole nella parrocchia di San Michele Arcangelo. Leggendo, però, attentamente la documentazione risalta che le due cappelle erano si differenti in relazione alle loro rispettive giurisdizioni parrocchiali, ma erano alla fine la stessa cappella. Oltretutto, a pagina 37, riguardo alla cappella di san Salvatore nella giurisdizione della parrocchia di Santa Croce, spuntano ancora altre notizie in merito alla piccola cappella alle Palmentole.

La fondazione, comunque, stando alla documentazione, risale agli anni prima del 1497 ad opera di Don Cipriano Figliola, appartenente ad una nobile famiglia di Somma. Nel libro III della Santa Visita del 1561 si rilevano i nomi dei cappellani che si susseguirono nella conduzione: Gerardino Figliola, Domenico Molaro, Sebastiano Majone e Marco Auriemma. La cappella, all'epoca, era spoglia e pagava un carlino a Nola. Il fondatore d. Cipriano, lì sepolto, non solo aveva lasciato i suoi beni in eredità a Federico Figliola attraverso un proprio testamento nel 1497, ma aveva donato alla cappella una masseria di 9 moggia di terra vitata.




Nel 1586 il patronato era esercitato da Scipione Figliola, erede di Sebastiano, mentre nella Santa Visita del 1616 risulta proprietà, insieme alla masseria, di Geronimo Cito o Zito, il quale l'avea acquistata verso il 1600 come da istrumento per Notar Gio: Geronimo Izzolo di Somma, come riferisce lo studioso Francesco Migliaccio. Si tratta di Geronimo Zito che troviamo attestato nel 1602 come benefattore nei libri inventariali della Santa Casa degli Incurabili in Napoli riguardo a donazioni lasciti e legati. Nelle successive Sante Visite del 1621 e del 1630 si fa ancora menzione della cappella, mentre nel 1647 risulta interdetta.


Nel 1765 la cappella è appellata con il titolo di S. Maria delle Grazie nel luogo ubi dicitur lo Salvatore. A tal uopo, oltre alla nominata  S. M. delle Grazie, vi era annesso anche il beneficio del SS. Salvatore e di S. Matteo Apostolo. Nel registro della Santa Visita del 1817, la chiesetta è indicata nella giurisdizione della Parrocchia di San Michele Arcangelo. Nel 1820 il diritto di patronato era del Duca della Torre. Nove anni dopo (1829), lo studioso Migliaccio attesta che la cappella era di diritto patronato della Congrega di San Giuseppe di Napoli, che aveva tra i suoi nobili scopi quello di vestire gli ignudi in Napoli. Con il passare del tempo la precarietà dell’edificio andava sempre più aumentando.


Verso il 1910 fu realizzato un artistico progetto per la facciata dall'architetto Sabato del Giudice, la cui realizzazione fu iniziata grazie alla generosità dei fedeli e portata avanti dal Sac. Don Carmine Troianiello (1884 - 1918).

Il monumento, però, rimase incompiuto. Nella chiesetta si celebra ogni tanto la messa con le offerte dei fedeli, ma non vi è un alcun canonico fisso. Nel 1911 era eretta canonicamente la Pia Unione del Calvario. I pioppi della campagna circostante – conclude Raffaele D’Avino – in numero sempre minore, con il  loro frullare continuo, coprono ogni piccolo anelito e, quando poi arriva ancora il vento, coprono e spazzano anche i più forti gridi. 

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