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Immagine del redattoreAlessandro Masulli

Somma Vesuviana, dalla cappella di Santa Lucia alla chiesa di Santa Maria del Pozzo.

Aggiornamento: 7 apr

L'elaborato in questione perfeziona l'articolo pubblicato sulla rivista online ilmediano.com: https://www.ilmediano.com/somma-vesuviana-dal-culto-di-santa-lucia-al-culto-di-s-maria-del-pozzo/

Un mezzo miglio fuori dal centro di Somma, nella parte settentrionale, sorge la celebre e devotissima Chiesa di Santa Maria del Pozzo con annesso convento. Una chiesa, che conserva tesori d’inestimabile valore, sulla cui origine confluiscono diverse ipotesi, soprattutto di leggendaria memoria.


L’ origine della Chiesa di S. Maria del Pozzo - quella superiore che oggi noi vediamo - è stata sempre difficile da comprendere, in quanto molto ingarbugliata secondo le numerose fonti scritte. In un certo senso, la sua origine è permeata da un sottile alone di miracoloso. A riguardo, come leggeremo, furono elaborate diverse tesi sull'origine. Certo è che in questo luogo, dove attualmente si erge il complesso monumentale, era ubicato anticamente una piccolo sacello dedicato alla gloriosa Vergine e Martire S. Lucia, ricavata dalle rovine di una Abbazia di S. Maria de Puteo de Summa, attestata in una pergamena del 1318 conservata nel Duomo di Bari (Rationes Decimarum Italiae nei secoli XIII e XIV - Campania) e fatta ristrutturare o riedificare nel 1333 da re Roberto d’Angiò (1276 – 1343) a riverenza di Nostra Donna, per perpetrare memoria di un incontro con Carlo Roberto (Caroberto 1288 ca. - 1342), Re d’Ungheria, il cui figlio, Andrea, andò per isposo alla Reina Giovanna I (ca.1326 – 1382).


Lo storico fiorentino Giovanni Villani (1280 – 1348) - nella sua Nuova Cronica del 1348, libro XI - afferma che, alla fine di luglio del 1333, Giovanni, Principe della Morea e Duca di Durazzo, accompagnò il Re Unghero infino a Napoli, donde il Re Roberto gli uscì incontro infino a Prati di Nola, e quivi con grande allegrezza si baciarono in bocca: in memoria della qual congiunzione re Roberto fece poi fare (ristrutturare o riedificare) in quel luogo una bellissima chiesa dedicata a nostra Donna, detta oggi S. Maria del pozzo. A tal riguardo, la località denominata i prati di Nola sembra che sia stata identificata con il territorio ad oriente del palazzo reale della Starza Regina. A questo punto, si potrebbe affermare che Re Roberto non fece altro che ristrutturare la preesistente chiesa (Abbazia di S. Maria del Pozzo) con la nuova intitolazione a Nostra Donna.


L’intitolazione a Santa Lucia della piccola chiesetta - che, come vedremo, altro non era che un sacello dell'antica abbazia di S. M. de Puteo - potrebbe trovare forse riscontro, anche, nella forte predilezione che le famiglie reali angioine nutrivano per la martire siracusana, tantoché all'epoca furono edificate in suo onore numerose cappelle nell'intero Regno. Santa Lucia - oltre ad essere una delle sante più venerate e facilmente riconoscibili grazie all'attributo oculare che reca - incarnava gli ideali di forza, di combattente contro l’infedele e di martirio, come afferma lo studioso Francesco Calò (Dalla Sicilia alla Puglia: Santa Lucia e gli Angiò. L’iconografia luciana tra culto e propaganda (secoli XIII-XV), in Arte Cristiana, 911 marzo/aprile 2019, pp. 122-12).

La venerazione luciana, inoltre, che si sviluppò precocemente in Sicilia, già all'epoca di Ruggiero I d’Altavilla, non solo si diffuse rapidamente in Campania, ma fu portatrice di precisi significati politici e dinastici nel Medioevo, attraverso le numerose testimonianze monumentali, realizzate dalle due case reali concorrenti: gli Angioini e gli Aragonesi.


Nella Terra di Somma, già precedentemente, Carlo I d’ Angiò (1266; +1285) fece costruire, nel 1268 ca., all'interno della possente cerchia muraria del castello (arce) svevo – normanno sul monte Somma, un’ altra devota cappella dedicata, anch'essa, alla martire siracusana, col dovuto stipendio ad un cappellano.


Ubicazione della cappella di S. Lucia nel Castello


La chiesetta, giù in paese, invece, non solo era situata molto lontana dall'abitato, ma era normalmente anche chiusa al culto, come ci racconta P. Serafino Montorio (1647 – 1729), nella sua opera del 1715 dal titolo Lo Zodiaco di Maria.


Un giorno, verso il 1500 - racconta il Padre domenicano - forse per divina ispirazione, tale chiesetta rimase aperta ai fedeli del luogo. Oltretutto, intorno, pascevano animali di ogni genere. Avvenne che un maiale, allontanatosi dalla compagnia degli altri, entrò nella suddetta chiesetta e nel mezzo di essa, scavando col muso, spezzò un mattone del vecchio pavimento e senza passar oltre, se né usci fuori.

L’animale fu veduto entrare da chi avea pensiero della Cappella, e timido, che quel zozzo animale non facesse ivi qualche notabile danno, vi accorse in compagnia di alcuni altri, li quali vedendo smosso il mattone, o pietra che fosse, curiosi si accostarono per osservarne la frattura. Ecco che, sorprendentemente, i presenti videro traspirare di sotto due come camerette tutte dipinte, e particolarmente vi osservarono l’Immagine della Madre di Dio. L’ incredulità popolare, allora, vide nel gesto dell’animale un eccezionale miracolo della Vergine.

Padre Gianstefano Remondini, però, nella sua opera Della Nolana Ecclesiatica Storia, Volume 1, 1747, a pagina 303, conferma, si, l’esistenza di una chiesetta dedicata a San Lucia, ma all’epoca dell’evento del maiale, afferma che la struttura era stata interamente seppellita da uno strepitoso torrente del Vesuvio, sicché rimastavi abbandonata vi si portavano a giacere a loro agio gli animali più immondi. Lo storico Candido Greco, a tal riguardo, attesta che il sacello della Beata Lucia era in realtà la parte superiore del tempio angioino del 1333 sommerso a causa di una violenta alluvione del 26 settembre del 1488, che innalzò il livello della strada di alcuni metri. Padre Serafino Montorio, invece, come abbiamo sopra letto, ci ha attestato che la chiesetta era solo abbandonata e chiusa al culto. La dedicazione alla santa siracusana, comunque, ci viene confermata sia dal primo storico di Somma, l’abate Domenico Maione, nella sua opera del 1703 dal titolo Breve descrizione della Regia Città di Somma, in cui attesta, a pagina 16, che vi era la Chiesa della Beata Lucia, la quale si è poi chiamata S. Maria del Pozzo vecchia; e poi dal francescano e storico irlandese Luca Wadding (1588 – 1657), che, nei suoi Annales minorum, vol.15 del 1736, scrive a proposito: In Campania felici, ad radices montis Vesuvii in planitie, aliquanto procul a Summa oppido, Nolanæ dioecesis, erat sacellum Sanctæ Luciæ, quod ingressa suś, rictu seu rostro effodiens.

Ebbene, la documentazione riscontrata attesta che della sorprendente scoperta fu avvisata la regina Giovanna III (1455 – 1517), che dimorava nella vicina casa reale o starza. La buona regina subito si prodigò per offrire a quel luogo un più decoroso culto, soprattutto in relazione alle numerose grazie, che la Vergine stava iniziando a dispensare. Fatta istanza al Vescovo di Nola, Mons. Giovan Francesco Bruno (in carica dal 1505 fino al 1546), la regina, con atto del 15 marzo 1510 per notar Berardino Maione, non solo acquistò il terreno ove sottostavano le chiese sotteranee, ma fece costruire a proprie spese una chiesa molto più grande con un annesso convento, concedendolo, con assenso pontificio di Papa Giulio II (1443 – 1513), ai Frati Minori Osservanti, affinché tenessero vivo il culto per quella sacra immagine, come attesta Remondini.


Ecco le testuali parole del frate irlandese Luca Wadding: Prope hanc statuit Joanna Regina, relicta olim Ferdinandi Siciliæ Regis, quæ tunc in illo oppido hærebat, Coenobium construere Fratrum Observantum, & Ecclesiam terramque adjacentem ad mensam Episcopalem spectantes, ab Episcopo Nolano, nuncupato Joanne Francisco, aliorum bonoruna compensatione redemit. Obtenta itaque hoc anno a Julio Pontifice permutationis confirmatione, & fabricandi facultate, commodum & pulchrum quidem ædificavit Fratrum ferme triginta habitaculum (traduzione: Proprio nelle vicinanze, viveva la regina Giovanna, che, dopo la morte di Ferdinando, si era stabilita a vivere in questa città. Fece costruire un cenobio per i frati Osservanti, e riscattò dal Vescovo di Nola, di nome Giovan Francesco, con la compensazione di altri beni, la cappella e le terre adiacenti, appartenenti alla Mensa Vescovile di Nola. Così, quest'anno (1510), ottenuta da Papa Giulio la conferma della permutazione, con la facoltà di fabbricare, edificò, inoltre, quasi trenta convenienti e graziose stanze per i frati). La figlia di Giovanna III, Giovannella, morta un anno dopo nel 1518, continuò l' opera della madre, donando 60 ducati all'anno ai padri francescani per il loro mantenimento (atto del notaio Gregorio Rosso).

Frate Wadding, inoltre, affascinato dal luogo, scrisse ancora: Vidi ipfe locum amoenum valde & salubrem, & subterraneam luftravi Ecclesiam piam valde & devotam, in qua tria nunc conspiciuntur Altaria, unum sanctæ Mariae Gratiarum, secundum sanctæ Mariæ Coronæ, tertium ad modum parvi sacelli, & reliquis demissius sanctæ Mariæ Puteis (traduzione: Vidi questo luogo assai ameno e salubre, dove risaltava una chiesa sotterranea assai consacrata e devota, in cui chiaramente si vedevano allora tre altari: uno a Santa Maria delle Grazie; il secondo a Santa Maria della Corona; il terzo, sotto forma di cappella, con ciò che rimaneva dell’altare di Santa Maria del Pozzo). Wadding, infine, scrupoloso nella descrizione, attesta che: Ante Altare beatæ Mariæ de Corona jacet in sepulcro marmoreo nobilis vir Paulus de Capograsso, anno MCCCCLXXXI defunctus; prope quem sepultus est Josephus Capograssus nobilis Salernitanus, & Patritius Romanus.


Il dottor Russo Domenico, appassionato storico locale, mette in dubbio fortemente l'esistenza di una cappella dedicata a Santa Lucia. A riguardo, citando l'atto di permuta tra la regina ed il Vescovo Bruno, riscontra che non solo non si cita alcun sacellum beatae Luciae, ma solo una ecclesiam Sanctae Mariae de Puteo de Summa. Oltrettutto, il nubifragio del 26 settembre del 1488, attestato dallo storico Alberto Angrisani e ripreso da Candido Greco nel 1974, non ci autorizza a collegarlo con l'interramento della chiesa. Bisogna ancora aggiungere che un affresco sotterraneo di una delle cappelle, la Madonna delle Grazie con le anime del Purgatorio, attribuito ad Angiolillo Arcuccio o alla sua cerchia, sembra essere stato dipinto proprio nell'ultimo quarto del XV secolo. Pare poco probabile - afferma Russo - che tal centro religioso, interrato nel 1488 (sic), si fosse persa la memoria non solo nella città di Somma, ma anche nella vicina comunità regia del palazzo della Starza, dopo soli 12 anni. E' facile, quindi, che la storia del maialino sia pura leggenda.

Comunque, ritornando al nostro discorso, dopo la divisione dell’Ordine francescano, il complesso passò ai Frati Riformati di San Francesco d’Assisi.

Per l’occasione – afferma Padre Serafino Montorio - fu fatta costruire anche una statua in legno della stessa Vergine, appellandola anche con il titolo iniziale del Presepe. Da allora, la Madonna non solo operò strepitosi miracoli, ma sparse ovunque copiose grazie, specialmente nei sacri giorni della Pentecoste, nei quali si solennizzava la festa principale con grande concorso di popolo. Oltretutto, l’intercessione della Vergine si rivelò miracolosa nel frenare le ceneri ed i torrenti del fulminante Vesuvio, senza recarle verun danno, benché sia nel più basso luogo situata (cit. G. Remondini).

La Chiesa superiore, infine, fu consacrata alla Vergine Maria nell'anno 1575, il giorno 15 marzo, da Aurelio Griani, O.F.M. (+ 1576), Vescovo Minorita di Lettere e Gragnano. In questo luogo - conclude Wadding - incumbunt Fratres juniores studio Philosophiæ.






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