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Immagine del redattoreAlessandro Masulli

Somma Vesuviana, il ricordo di un grande imprenditore: il Cav. Giuseppe D’Avino (1929 – 2002)

Articolo tratto da https://www.ilmediano.com/somma-vesuviana-il-ricordo-di-un-grande-imprenditore-il-cav-giuseppe-davino-1929-2002/

Il Cav. Giuseppe D’Avino alias Pinuccio ‘o vall, di cui tratteggeremo i momenti salienti della sua vita, discendeva da una umile famiglia contadina del quartiere Margherita. Sin da giovane, dimostrò tutte le sue eccezionali qualità di grande imprenditore. Fulgido esempio per le generazioni future, ancora oggi vive nei ricordi di quanti lo ebbero a conoscere ed apprezzare le sue eccezionali doti umani d’instancabile lavoratore. Nell'articolo seguente le notizie dell' Ing. Vincenzo Romano tratte dai suoi scritti inediti.


Nel libro I cognomi di Somma Vesuviana di Chiappinelli – Diodato, all’epoca della pubblicazione nel 2006, il cognome D’Avino era presente ben 853 volte sul territorio, collegandolo molto probabilmente al diminutivo di David e magari facendo intuire indirettamente una probabile ascendenza ebraica della gens D’Avino. Il dott. Domenico Russo, a riguardo, invece, secondo un ragionamento logico - sociale, dissentì all’epoca da questa probabilità, in quanto s’avrebbe voluto riscontrare più volte questo cognome in tutte, o quasi, le grandi comunità ebraiche italiane, cosa che invece non si è riscontrato. E avremo dovuto, altresì, ritrovarlo, così come ci appare oggi o in maniera simile, nell’elenco dei cognomi degli ebrei d’Italia di Samuele Schaerf, edito nel 1925 (5865) per i titoli della Casa Editrice Israel di Firenze. Mi sembra, comunque, più plausibile che il cognome derivasse invece da de vino, poiché l’abate e storico Domenico Maione nella sua Breve descrizione di Somma del 1703, cita un notaio di nome Andrea de Vino, che potrebbe pure essere uno dei tre sindaci dell’Università di Somma nel 1601 (cit. Angelo Di Mauro). La blasonatura dello scudo, comunque, è la seguente: d’azzurro al grappolo d’uva gambato e fogliato sostenuto da un braccio al naturale. Calice d’oro in punta dello scudo.




Il Cav. Giuseppe D’Avino alias Pinuccio ‘o vall, di cui tratteggeremo i momenti salienti della sua vita, discendeva da una umile famiglia contadina del quartiere Margherita. Suo nonno, Francesco Michele ‘e ndrocchie, nacque il 28 settembre del 1860 e sposò nel 1888 la compaesana Teresa Di Somma. Il padre, Ernesto, nacque il 10 maggio del 1894 e iniziò, sin da giovane, l’attività di operaio presso la Cisa (Snia) Viscosa di San Giovanni a Teduccio. Nel 1924, convolò a nozze con Luisa Esposito (1902-1991) della famiglia ‘e Campanaro di Caprabianca, località a sud est del paese tra Somma e Rione Trieste, dove la coppia si trasferì a vivere. In questo luogo nascerà il 17 settembre del 1929 il nostro Giuseppe, terzogenito di cinque fratelli: lo precedevano Teresa, Michele e lo seguivano Antonio ed Anna (Pupetta).



Giuseppe, sin da giovane, dimostrò - come sostiene l’ing. Vincenzo Romano nelle sue notizie inedite - tutte le sue spiccate qualità di imprenditore. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, giovanissimo, iniziò l’attività del commercio della frutta. Nel 1952, convolò a nozze con Antonella Legno (1925-2000) di San Giuseppe Vesuviano. Figlia d’ignoti della Casa dell’Annunziata, Antonella acquisirà in seguito il cognome Di Somma, in quanto figlia adottiva del possidente terriero sommese Giuseppe Di Somma (1888-1979), appellato in paese con il soprannome di Pepp ‘o vall (Peppe il gallo). Il matrimonio sortirà la nascita di quattro figli: Ernesto, Francesco Giuseppe (Peppino) e i gemelli Michele e Luisa.


L’attività imprenditoriale di Giuseppe D’Avino - per tutti Pinuccio ‘o vall, dopo aver ereditato il soprannome del suocero – iniziò subito a gonfie vele. Agli inizi degli anni ’60 del Novecento, con la forte ascesa dell’attività edilizia in paese, pur non abbandonando la commercializzazione della frutta secca, iniziò ad intraprendere la vendita degli articoli per l’edilizia. Era il periodo d’oro per eccellenza, in quanto unico fornitore sulla zona con ampia e vasta scelta di prodotti. Dotato di un’affascinante presenza fisica e di un sorriso sempre allegro e gioviale, riuscì a stabilire con i suoi clienti ottimi rapporti commerciali, grazie alla sua abilità e al suo saper agire. Insomma, chi entrava nel suo ufficio – continua Vincenzo Romano - difficilmente usciva a mani vuote. Pinuccio, con la sua capacità di suggestionare, riuscì ad attirare una vastissima clientela, proveniente anche dai paesi limitrofi. I venditori facevano a gara per farsi ricevere e stipulare con lui nuovi contratti. All’epoca, decisivo nel settore dell’edilizia, fu l’accordo commerciale con l’Ital Cementi, che gli assicurò, in ogni caso, la fornitura di un carico di ben quattrocento quintali di cemento settimanali: un grande affare, all’epoca, d’ incommensurabile entità. Non a caso, nel 1967, con lo scoppio della guerra dei sei giorni tra Arabi ed Israeliani, ci fu la chiusura del canale di Suez con il conseguente blocco del traffico delle navi, le quali furono costrette a circumnavigare l’Africa per Città del Capo, con il consecutivo aggravio dei costi. Il cemento, dalle quattrocento lire al quintale, subì una decisiva impennata, arrivando a costare al dettaglio fino a quasi duemila lire al quintale. Per la ditta di Giuseppe D’Avino, il costo rimase invariato, in quanto per un contratto stabilito ab origine il valore era bloccato. La lungimiranza e l’astuzia del commerciante avevano vinto.

Nel 1968, Pinuccio acquistò un ampio locale in via Gobetti, dando vita ad un mega negozio per la commercializzazione di articoli generici: I Mille articoli. L’anno successivo, costituì la società D. D. Costruzioni, entrando di fatto nel mondo degli affari del mattone, realizzando un nuovo locale, decisamente più commerciale, nella centrale via Aldo Moro, laddove trasferì la vendita degli articoli edilizi.

Ciò nonostante, non aveva mai abbandonato l’originaria attività, che lo aveva immerso nel mondo del commercio e reso decisamente noto e competitivo: la lavorazione e la trasformazione della frutta secca, realizzata nel 1970 con un ampio e moderno opificio. La struttura, all’epoca, fu dotata delle più innovative attrezzature per la selezione e la lavorazione della frutta secca con noci e nocciole che la facevano da padrone. La filiera si attrezzò per lo sgusciamento, la tostatura e la riduzione in granella di varie pezzature. La frutta insacchettata era pronta per la spedizione in ogni angolo del mondo. Il successo aziendale fu immenso, tantoché furono allestiti un centro a Gorizia e, successivamente, un altro a Trieste. Entrambe le aziende diventarono le punte avanzate per la commercializzazione con i paesi dell’Est. Da ditta individuale si passò ad una SPA (Società per Azioni): certamente un bel traguardo! A coronamento della sua attività, il Presidente della Repubblica, On. Giovanni Leone, gli conferì nel 1978 il prestigioso riconoscimento di Cavaliere del Lavoro. Intanto, l’attività edilizia iniziò pian piano a calare, in relazione sia al Decreto Galasso del 1985, sia alle successive disposizioni del Parco Nazionale del Vesuvio nel 1991. Pinuccio, però, sempre attento e precursore degli eventi nefasti, cominciò a rivolgere l’attenzione imprenditoriale nello sconfinato mondo dell’alimentazione. Per l’attuazione del suo progetto, procedette alla ristrutturazione e all’ammodernamento dei vetusti locali adibiti, inizialmente, allo stoccaggio dei materiali edilizi, realizzando un moderno ed efficiente centro per la vendita di prodotti alimentari. Il 10 giugno del 1995, alla presenza di autorità politiche, civili e religiose, il Cavaliere inaugurò il supermercato D&C, affiliato alla EUROSPAR, primo centro in assoluto della grande distribuzione in città. Decisamente lungimirante, alla fine degli anni Settanta, D’Avino fu anche attivamente coinvolto, in qualità di presidente, nella locale squadra di calcio della Viribus Unitis. All’epoca, 1980 – 81, il glorioso sodalizio sportivo raggiunse il 2° posto nel girone B di Promozione Campania, perdendo dapprima gli spareggi promozione, ma poi ammessa al Campionato Interregionale a completamento organici.




Il primogenito Ernesto, intanto, inizierà ad occuparsi dell’attività imprenditoriale del padre per poi sfociare nella distribuzione alimentare. Il secondogenito Francesco Giuseppe, per tutti Peppino, con stile e personalità paterna, darà vita alla formazione di nuove catene alimentari tra Brusciano, Somma e Sirignano in collaborazione con gli altri fratelli, Da buon amministratore, infatti, Peppino inizierà a guidare e coordinare le attività della società, insieme al fratello Ernesto e alla sorella Luisa. Infine Michele, gemello di Luisa, eccelso imprenditore come il padre, gli verrà assegnata la gestione paterna dell’attività della lavorazione della frutta secca, portando l’attività a primeggiare in campo nazionale ed internazionale. Il Cavaliere, intanto, ancora nello splendore della sua encomiabile vita, fu colpito da un male incurabile. Dopo aver resistito eroicamente, si arrenderà alle forze preponderanti della natura il 31 agosto del 2002 all’età di 73 anni tra il conforto dei suoi cari. Fulgido esempio – conclude Vincenzo Romano - per le generazioni future, ancora oggi vive nei ricordi di quanti lo ebbero a conoscere ed apprezzare le sue eccezionali doti umane d'instancabile lavoratore

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