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Immagine del redattoreAlessandro Masulli

Francesco D'Ascoli (1920 - 2008) e il toponimo Somma

Aggiornamento: 23 mar 2020

Il prof. Francesco D’Ascoli nacque a San Gennaro Vesuviano il 23 giugno 1920 e morì a Ottaviano il primo marzo 2008. Un uomo tra erudizione e cultura, un amico, un maestro sulla cattedra e nell'impegno civile, ma soprattutto il lessicografo del Napoletano. Il nostro ricordo è legato alla prefazione all'opera di Raffaele D’Avino e Bruno Masulli, intitolata Saluti da Somma Vesuviana e ai numerosi articoli dedicati alla nostra città, cui il professore era profondamente legato. Nell'occasione ho voluto rispolverare un suo articolo dedicato al toponimo Somma e pubblicato su una delle tante riviste locali.

L'articolo sembrerebbe esauriente, se non fosse, poi, intervenuto il prof. Domenico Parisi con un suo articolo apparso sulla rivista trimestrale Meridione (Anno XIII - Numero 1 - Gennaio Marzo 2013, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli 2013, pagg. 51-56).


Prima di parlare in particolare del toponimo Somma Vesuviana è necessaria una panoramica che dia un’idea delle denominazioni affini presenti sul territorio nazionale (1). Quando si possa dimostrare che tali denominazioni sono state ispirate dalla posizione naturale degli aggregati urbani, si farà un sensibile passo avanti sulla via dell’interpretazione della cittadina vesuviana. In Italia dunque troviamo: Somaggia, Somaglia, Somagro, Somaino, Somana, Somasca, Somma, Sommacologna, Sommaprada, Sommarnina, Sommo, Somano, Sommaresa, Sommariva, Sommacampagna, Somma Lombardo, Sommatino. Ebbene tutti questi centri abitati prendono il nome dal fatto che occupano i punti più elevati di un territorio e sono legati indissolubilmente dall'aggettivo superlativo latino summus (2) che equivaleva all'italiano il più alto, il più elevato oppure molto alto, molto elevato.

Sommacologna, ad esempio, è per i glottologi un villaggio al sommo di una plaga coltivata, mentre altri (non esclusi alcuni che per brevità non sono stati compresi nell'elenco) indicano terre “di una certa estensione, che occupano i punti più alti di un territorio”. Ricorre più volte la deduzione dell’aggettivo anche latino summanus che equivale a summus, come nel caso di Somana e di Somano. Alla luce di queste certezze (studiate da Dante Olivieri e da altri) non vi dovrebbero essere più dubbi sull'interpretazione del toponimo Somma Vesuviana, che notoriamente occupa una zona abbastanza elevata rispetto alla pianura nolana che si stende lungo tutta la fascia nordorientale del Monte Somma.


Naturalmente conta poco o niente che oggi altri centri abitati si trovino ad altitudine anche maggiori, giacché bisogna tener presente che quando nell'alto medioevo si formò il primo nucleo della città non esistevano, o erano trascurabili gruppi di case coloniche, gli aggregati urbani che poi sono sorti ad oriente e ad occidente e che oggi sono vere cittadine, come Ottaviano, Massa di Somma, Pollena Trocchia e San Sebastiano.


Cade quindi come fantastico tentativo di dar lustro alla terra di Somma l’ipotesi di chi riferisce l’episodio famoso tramandato da Cicerone e da Valerio Massimo. Questi due scrittori narrano di una grave controversia sorta tra Nolani e Napoletani per il possesso del territorio sul quale fioriscono ai nostri tempi le città di Somma, Ottaviano, Pomigliano, Sant’Anastasia, Pollena, Massa di Somma, Carcola, Ponticelli, San Sebastiano e Castelcisterna. Il senato romano manda Quinto Fabio Labeone per dirimere la contesa. Conclusione: il territorio fu assegnato a Roma. Cicerone commentò: Summum ius, summa iniuria, volendo dire che l’estrema applicazione del diritto si trasformava in una enorme ingiustizia. Dalla frase latina, Dio sa come sarebbe derivato il nome alla città!


C’è anche chi mise in rapporto il toponimo con uno degli attributi di Giove che in qualche fonte venne definito, oltre che maximus e optimum ecc., anche summanus. Era un normale aggettivo equivalente a summus; ed infatti più avanti abbiamo citato città che hanno preso la denominazione da tale variante. Matteo Della Corte mise in rapporto il toponimo con la villa che il non dimenticato amico Alberto Angrisani cominciò a scavare a sue spese nel 1934, riportando alla luce solo quel poco che poteva consentire la disponibilità finanziaria di un privato cittadino. Dunque il Della Corte suppose che quella villa si fosse chiamata summa in rapporto ad altre due che si trovavano a minore altitudine e magari si chiamavano media e ima rispettivamente. In tal caso bisognerebbe dimostrare l’esistenza di queste altre due ville perché solo così si potrebbe confermare l’ipotesi di don Matteo.


Resta un punto ancora da chiarire dell’intricata vicenda. Il Monte Somma (3) ha dato il nome alla città o viceversa? Se fosse vera la prima ipotesi, occorrerebbe ammettere che per gli antichi il Vesuvio era la cima più alta di tutta la regione che va dall'Avellinese ai Lattari al Casertano, il che non è, come insegna l’esperienza e come si può provare con il semplice esame di una carta topografica. Quindi non resta in piedi che la seconda ipotesi: la città di Somma, posta in alto sulle pendici settentrionali del Vesuvio, ha dato il nome a questa cima montuosa formatasi con l’eruzione pliniana. Altre spiegazioni non sono possibili.


  1. Secondo il prof. Mimmo Parisi l'errore di Francesco D'Ascoli, e di tanti altri storici, è stato quello di interpretare l'aggettivo summa, nel nostro caso, con il significato di parte più alta, in contrapposizione, invece, di quella che potrebbe essere la parte più estrema.

  2. L'uso dell'aggettivo latino summus, a, um , infatti, nel senso di estremo, ultimo, termine, è abbastanza frequente nelle fonti classiche e, pur tuttavia, spesso ha generato equivoci e clamorosi errori di traduzione come nel nostro caso. Somma, quindi, geograficamente non era la località più alta, bensì l'estremità di quell' immenso territorio che comprendeva anche Napoli e Nola.

  3. Conseguentemente se il toponimo Somma fa riferimento all'estremità e non all'altezza, quando, tra VII ed VIII secolo, ci fu la necessità di indicare con un altro nome la montagna che, ormai, si differenziava visibilmente dal vulcano - continua Parisi - dovette essere abbastanza logico indicarla con un nome, forse di quell'unico agglomerato urbano, che si andava formando sulle sue pendici, all'estremità e al limite del territorio che continuava d essere ai confini delle due contendenti, di sempre, Napoli e Nola.


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